I mercati finanziari statunitensi hanno vissuto una giornata di forte turbolenza: il Dow Jones Industrial Average ha perso oltre 1.000 punti, trascinando con sé gli altri principali indici. A innescare il crollo è stata una nuova offensiva del presidente Donald Trump contro il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, definito su Truth Social un “grande perdente” e “Mr. Troppo Tardi”, con la richiesta esplicita di tagli immediati dei tassi di interesse.
Le dichiarazioni del presidente hanno alimentato l’incertezza politica ed economica, facendo scattare una massiccia svendita sui mercati e spingendo il dollaro ai livelli più bassi degli ultimi tre anni. L’S&P 500 ha chiuso in calo del 2,3%, mentre il Nasdaq ha perso circa il 3,1%.
Attacchi a Powell e tensioni sulla Fed
Gli attacchi pubblici di Trump nei confronti della Federal Reserve hanno sollevato serie preoccupazioni sull’indipendenza dell’istituzione, da sempre considerata un pilastro della stabilità economica americana.
Trump ha accusato Powell di “non capire la realtà economica” e di ignorare l’assenza di inflazione, giustificando così la necessità di tagli preventivi. Le parole del presidente sono arrivate in un momento delicato, aggravando l’ansia già presente sui mercati.
Il timing dei commenti, poco prima dell’apertura di Wall Street, ha amplificato la pressione sui titoli, trasformando una giornata già debole in un vero e proprio tracollo finanziario.
Effetti sul mercato e sul sentiment degli investitori
Il calo ha colpito in maniera diffusa, con il 95% dei titoli dell’S&P 500 in ribasso e un forte impatto sulle big tech. Anche i titoli di Stato a lungo termine hanno subito vendite, con il rendimento del Treasury decennale salito vicino al 4,4%, segnale di un riposizionamento degli investitori preoccupati per il rischio politico.
Secondo diversi analisti, minare l’autonomia della Fed potrebbe avere ripercussioni profonde sui mercati USA, compromettendo anche la posizione del dollaro come valuta di riserva globale.
Guerra commerciale e pressioni geopolitiche
Le tensioni con la Cina hanno ulteriormente peggiorato il quadro. Le preoccupazioni per una nuova escalation commerciale hanno pesato sulla fiducia degli investitori, in un contesto in cui l’amministrazione Trump ha continuato a promuovere misure tariffarie aggressive.
Alcuni report indicano che la Casa Bianca avrebbe esercitato pressioni sulle aziende americane per limitare i rapporti con la Cina, complicando ulteriormente il contesto delle relazioni internazionali. Pechino ha già minacciato contromisure contro i paesi allineati con Washington, alimentando il timore di un conflitto commerciale globale prolungato.
Crollo del dollaro e corsa ai beni rifugio
L’ondata di vendite ha investito anche i mercati valutari: l’indice del dollaro ha toccato il livello più basso degli ultimi 15 mesi, riflettendo il calo della fiducia globale negli asset statunitensi.
Nel frattempo, gli investitori si sono rifugiati nei beni rifugio, con i seguenti risultati:
- Oro a nuovi massimi storici: sopra i 3.400 dollari l’oncia
- Franco svizzero leader nel rally tra le valute G-10
- Crescita dell’interesse per asset non denominati in dollari
Questo massiccio spostamento di capitali ha confermato il ritorno del sentimento “Sell America”, segnalando un periodo critico per l’economia USA e un aumento della fragilità percepita da parte dei mercati globali.