L’oro ha superato la soglia record dei 3.400 dollari per oncia, segnando un nuovo picco storico, mentre il dollaro statunitense ha toccato il livello più basso degli ultimi tre anni. A scatenare il rally del metallo prezioso e il crollo del biglietto verde è stata la crescente instabilità economico-politica: da un lato, le tensioni commerciali con la Cina, dall’altro, le nuove dichiarazioni del presidente Trump che ha minacciato di rimuovere Jerome Powell dalla guida della Federal Reserve, come riportato da Reuters e Bloomberg.
Scontro istituzionale tra Trump e Powell
Il confronto tra il presidente Trump e il numero uno della Fed, Jerome Powell, si è acceso ulteriormente, con Trump che ha affermato pubblicamente che la rimozione di Powell “non può arrivare abbastanza presto”, aggiungendo che “se voglio che se ne vada, se ne andrà molto rapidamente”.
Queste dichiarazioni giungono proprio mentre la Corte Suprema valuta un caso che potrebbe facilitare il licenziamento dei dirigenti delle agenzie federali da parte del presidente.
Nel frattempo, Powell ha lanciato l’allarme sui rischi economici legati ai dazi su larga scala voluti da Trump, paventando uno scenario di stagflazione, con inflazione alta e crescita debole.
Il mercato non ha reagito bene: il dollaro si è indebolito su tutte le principali valute, mentre diversi hedge fund hanno iniziato a liquidare posizioni in dollari. Secondo i media, Trump starebbe anche valutando Kevin Warsh come possibile sostituto di Powell. Gli economisti avvertono che un attacco all’autonomia della Fed potrebbe acuire la volatilità e compromettere ulteriormente la fiducia nell’economia statunitense.
Oro sopra i 3.400 dollari: il nuovo rifugio degli investitori
Il 2025 si sta rivelando un anno record per l’oro. Dopo aver guadagnato oltre 700 dollari dall’inizio dell’anno, il metallo prezioso è salito di circa il 29% da gennaio e di quasi l’8% solo dopo l’annuncio delle tariffe del 2 aprile.
Questo rally è particolarmente notevole se confrontato con i precedenti cicli: ci sono voluti 12 anni per passare da 1.000 a 2.000 dollari l’oncia, ma in pochi mesi si è arrivati ben oltre i 3.400.
Gli analisti puntano ora al prossimo obiettivo di 3.500 dollari, sebbene alcuni indicatori tecnici segnalino condizioni di ipercomprato. Giovanni Staunovo (UBS) attribuisce la crescita alla perdita di fiducia nel dollaro come valuta di riserva globale e al diffuso “risk-off” dovuto al calo dei mercati azionari.
Anche la recente decisione della Banca Centrale Europea di tagliare i tassi di 25 punti base ha rafforzato l’attrattiva dell’oro per chi cerca sicurezza nei mercati.
Dollaro in caduta libera: minimi pluriennali contro euro, yen e franco
Il dollaro ha perso terreno in modo marcato, scendendo ai minimi degli ultimi tre anni contro un paniere di valute. Dalla metà di gennaio, la valuta americana ha registrato un calo di quasi il 10%, colpita da:
- Le minacce di Trump contro la Fed, che hanno scosso la fiducia degli investitori nell’autonomia della banca centrale
- Un nuovo minimo triennale contro l’euro, minimo di sette mesi contro lo yen e minimo decennale contro il franco svizzero
- I timori di inflazione e rallentamento economico innescati dai dazi generalizzati
Con il biglietto verde in calo, l’oro è diventato ancora più attraente, specialmente per gli investitori esteri. La relazione inversa tra oro e dollaro ha spinto ulteriormente i prezzi del metallo.
Secondo gli analisti, anche la semplice percezione di un attacco all’indipendenza della Fed può essere sufficiente per erodere la posizione globale del dollaro, rendendolo vulnerabile e meno competitivo sui mercati valutari internazionali.